Edward Hopper, mostra d’arte

a cura di Giuseppe Marino
Articolo preso da http://www.bolognacult.it/arteafoto/36-arteafoto/936-edward-hopper-in-mostra-a-bologna-con-piu-di-160-opere.html

L’arte di Edward Hopper arriva a Bologna, ed è di certo un grande evento. Palazzo Fava ospiterà da marzo oltre 160 opere dell’icona dell’arte americana del XX secolo, offrendo dunque una panoramica su tutta la sua produzione. Hopper (1882-1967) è un pittore fra i più affascinanti e influenti, creature di luci, spazi, vuoti, geometrie che, oltre a contare nel suo campo centinaia di epigoni, ha realizzato un modello che ha ispirato l’arte in molti altri campi. Immergersi in un dipinto di Hopper può dare sensazioni non dissimili a quelle provocate dalle descrizioni essenziali e taglienti degli scritti di Raymond Carver; nella fotografia in tanti – fra gli ultimi Wim Wenders con la sua recente mostra America – non possono non pensare a Hopper quando immortalano le luci artificiali e le assenze, la forma di elementi artificiali persi in orizzonti naturali.

E, più di tutti, è il cinema che ha espresso e continua a esprimere le figure e le sensazioni dell’artista. In maniera indiretta, con citazioni e ricostruzioni, e anche in forma immediata. Fra i nomi più celebri non si può non citare Hitchcock, che nel 1960, con Psyco, ha plasmato l’inquietante casa di Norman Bates sulla tela del 1925 “Casa vicino alla ferrovia”; Terrence Malick, dal canto suo, richiama le stesse architetture e inquadrature nel capolavoro del 1978 I Giorni del Cielo. Recentemente il lavoro di Hopper è stato trasposto anche in forma diretta nel film, bello e singolare, dell’austriaco Gustav Deutsch: Shirley – visions of reality. La pellicola attraversa quarant’anni di storia americana, dai ’30 ai ’60, attraverso la ricostruzione di tredici celebri dipinti; al centro della scena una donna, Shirley, che incarna diverse figure femminili – centrali nelle opere di Hopper – e, nella sua immutabilità pittorica, intreccia le proprie esistenze col racconto della guerra, del maccartismo, del suo rapporto con il teatro e con il tempo, della sua vita sentimentale. Nella trasposizione accurata dei quadri si ritrovano i colori pieni, le linee nette di luci e ombre, la ricerca di dettagli e le espressioni distaccate, come in perenne attesa, immerse nella fredda luce del sole.

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