Quando Gabriele Basilico fotografava gli emiliani in balera. Una mostra a Milano

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Scritto: Helga Marsala

Sono le immagini delle grandi metropoli del mondo ad averlo reso celebre. Le architetture sontuose o degradate, le periferie di cemento o i paesaggi di rovine, i porti e i grattacieli, i possenti agglomerati industriali e i relitti di fabbriche, le vallate antropizzate, tra costruzioni urbane e fazzoletti di verde, le chiese, le città-trincea ai tempi delle bombe, e quelle del progresso, disegnate da volumi svettanti e skyline di luci artificiali. Tutto nelle declinazioni tonali di un bianco e nero assoluto, divenuto cifra estetica ed esistenziale.
È questo l’universo di Gabriele Basilico (Milano, 1944-2013), così come lo si celebra, nell’Olimpo dei maggiori fotografi del Novecento. Decisamente meno noto è il suo sguardo da sociologo e antropologo, da studioso dei costumi, delle abitudini collettive e dell’immaginario di massa. Da amante del pop, nella sua forma più genuina e schietta. Volti, corpi, sorrisi, arredi, gesti, dettagli: la figura umana nel suo contesto quotidiano. Eppure, Basilico, è stato anche questo. Osservatore attento e ispirato, rapito dal ritmo caldo delle cose qualunque e degli spazi comuni, quand’è ora dello svago e della leggerezza…..continua

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